AIUTI PER DORMIRE “INADEGUATI”. 6 CONSIGLI PER VARIARE LE ABITUDINI DI SONNO DEI BAMBINI

aiuti per dormire

 

Gli aiuti per dormire riguardano una o più azioni (per esempio addormentarsi al seno o al biberon, facendosi cullare, utilizzando determinati rituali) che si rivelano utili per assicurare il sonno al piccolo.

Alcune modalità che sembrano adeguate per un periodo, col passare del tempo possono risultare inefficaci e condizionare qualità e continuità del sonno.

Facciamo un esempio. Un neonato che si addormenta poppando trova nella suzione un sistema efficace per rilassarsi. Un bambino di quindici mesi, che continua ad utilizzare la poppata per addormentarsi, potrebbe rimanere “fissato” a questo particolare metodo di acquietamento e non avere occasione di sperimentare modalità alternative consolatorie, volendo anche più autonome.

Mi rendo conto che l’argomento possa suscitare non poche discussioni e ci tengo a precisare che nessuna modalità di acquietamento è di per sé “sbagliata” anche quando si tratta di bambini più grandi. Il fatto da tenere in considerazione è che alcuni aiuti, a seconda delle età, possono condizionare il sonno del bambino in termini, per esempio, di perdita di continuità.   

Ciò che può succedere con l’avanzare dell’età del bambino è che alcuni aiuti rivelatisi efficaci nei primi periodi di vita, ad un certo punto inizino a non essere più in grado di assicurare la stessa qualità del sonno al piccolo. Ossia è facile che accada che il bambino svegliandosi nel cuore della notte richieda per esempio di poppare, essere cullato, essere portato in giro con il passeggino per riprendere sonno.

Ovviamente ci sono bambini di due anni che poppano e continuano il proprio sonno per tutta la notte, senza interruzioni e alcuni che allo stesso modo vengono cullati al momento della messa a letto e continuano a dormire beatamente fino al mattino. Per esperienza, ammetto che sono pochissimi!

Vediamo alcuni aiuti per dormire che con la crescita possono rivelarsi poco utili a favorire un buon sonno.

– Addormentarsi al seno o al biberon

Giorgio è un bambino di 15 mesi. Da neonato è stato abituato ad addormentarsi con un biberon di latte, ma crescendo (intorno ai 6-7 mesi) ha iniziato a chiederne più di uno la sera e la notte uno ogni ora e mezza, per potersi riaddormentare. I genitori hanno così pensato di sostituire il biberon di latte con uno di tisana, per paura che il piccolo si appesantisse con il latte. La sostituzione dei liquidi non ha modificato la situazione notturna dei risvegli. Giorgio ha continuato a svegliarsi ogni ora e mezza e a chiedere il suo biberon di tisana per riaddormentarsi. In questo caso Giorgio ha compiuto una chiara associazione tra sonno e poppata attraverso il biberon, ossia ha manifestato il bisogno del biberon per potersi riaddormentare durante i suoi normalissimi risvegli fisiologici .

– Addormentarsi facendosi cullare

Marta è una bambina di 10 mesi. Fino a circa 6 mesi si è sempre addormentata poppando al seno. Quando la mamma ha deciso di sospendere le poppate notturne, ha trovato come strategia alternativa per farla addormentare quella di cullarla in braccio. Il risultato è stato che Marta ha iniziato a chiedere di essere cullata per sempre più tempo in fase di messa a nanna e durante i risvegli non c’era altro modo di farla riaddormentare se non portandola in giro in braccio. La mamma si sentiva molto affaticata soprattutto perché la bambina cresceva e sostenerne il peso, per anche un’ora di fila, era per lei davvero stancante. Sostanzialmente la situazione di Marta non è granchè differente da quella di Giorgio. Entrambi necessitano di specifiche modalità sia per addormentarsi che per riaddormentarsi durante la notte, modalità che richiedono sempre l’intervento del genitore.

Come interrompere alcune associazioni con il sonno?

1. Variare le modalità di accompagnamento al sonno. Un bambino di 3-4 mesi ha bisogno dell’aiuto del genitore per addormentarsi ed è difficile che da solo riesca ad autoconsolarsi. A questa età possiamo cercare di variare le modalità di accompagnamento al sonno, in modo che con la crescita non sviluppi un’associazione troppo forte con un particolare modo di addormentarsi. Possiamo, per esempio, fare in modo che a spasso si addormenti in fascia o nella carrozzina, che la sera si addormenti una volta con la poppata ed una volta con le carezze.

2. Far intervenire il papà. Potrebbe essere molto importante fare in modo che ogni tanto sia il papà a mettere a letto il piccolo, in modo da variare la modalità di addormentamento ed evitare che la mamma diventi l’unica persona in grado di conciliare il sonno al piccolo.

3. Staccare delicatamente il piccolo dal seno prima che si addormenti. È molto facile ed anche del tutto normale che un bimbo, specie nei primi mesi di vita, si addormenti mentre fa la sua poppata. E per lui e, spesso anche per la mamma, non c’è niente di più piacevole. Dormire e poppare è una delle associazioni che si instaurano più velocemente e frequentemente. Ci tengo a precisare che non si tratta di un vizio o di una “cattiva abitudine”, ma semplicemente di una modalità che potrebbe consolidarsi nel tempo. Se ci teniamo a variare i modi in cui il piccolo si addormenta possiamo ogni tanto provare a staccarlo delicatamente dal seno prima che cada in un sonno profondo (questo anche nei primi mesi di vita). Possiamo cullarlo dopo la poppata e poi provare a metterlo nel lettino.

4. Separare il momento della poppata da quello della nanna. Specie con i bambini più grandi, poppatori notturni instancabili, potrebbe essere d’aiuto distanziare il momento della poppata serale pre-addormentamento dal momento in cui si va a dormire. Questo significa provare ad anticipare la poppata di un quarto d’ora, mezz’ora e se fosse possibile scegliere un luogo diverso rispetto al letto e/o alla camera in cui si dorme.

5. Cullare il bambino senza farlo addormentare in braccio. Molti bambini imparano ad addormentarsi in braccio, cullati. Anche in questo caso, come per la poppata, potrebbe con il tempo instaurarsi un’associazione. Per aiutare il piccolo ad addormentarsi da solo senza aver bisogno di essere cullato possiamo provare a cullarlo fino a quando non è quasi addormentato per poi metterlo nel su lettino ancora cosciente.

6. Rispettare gradualità nei cambianti. Quando tentiamo di modificare un’abitudine o rompere un’associazione con il sonno è molto importante porsi in maniera calma, gentile e paziente. Il principio è rispettare i tempi del bambino sia considerando la fase di crescita, sia i passi che si compiono quotidianamente. Ogni bambino è a sé, così come lo è ogni periodo della sua crescita ed anche ogni genitore è fatto a suo modo. Consideriamo tutti i fattori che possono condizionare e favorire un cambiamento prima di porci obiettivi che rischino di essere poco realistici. Seguiamo la regola delle “due settimane di tempo” per provare ad attuare un cambiamento. Passato questo periodo tiriamo le somme, valutiamo ed eventualmente aggiustiamo il tiro!

Il tuo bambino utilizza una modalità particolare per addormentarsi? Se vuoi condividere la tua esperienza lascia un commento!