Nei forum dove si parla di sonno dei bambini incalzano richieste di aiuto, commenti, suggerimenti e confronti riguardo a quale sia il metodo più giusto per “insegnare ai bambini a dormire”.
Alcuni sostengono di lasciar piangere i bambini finchè non imparano ad addormentarsi da soli; altri, favoreggiando uno stile ad alto contatto, optano per l’esatto contrario, ossia assicurare al bambino la vicinanza del genitore anche durante la notte al fine di rispondere prontamente alle sue richieste; molti, invece, cercano soluzioni intermedie che tengano conto dei bisogni del bambino e dei genitori e favoriscano al contempo l’autonomia del piccolo durante il sonno. Insomma ce n’è per tutti!
Poichè la riflessione sui metodi e le teorie rivolte al sonno dei bambini merita il giusto approfondimento, ho deciso di dedicare più articoli all’argomento. L’obiettivo è quello di offrire una panoramica sui metodi e le teorie più “in voga” descrivendone i principi teorici e presentandone le strategie, senza tralasciare osservazioni e confronti.
In questo articolo parlerò del “metodo dell’estinzione graduale del pianto” conosciuto anche come “metodo Estivill”.
Eduard Estivill è un medico spagnolo autore del libro “Fate la nanna”. Estivill, ispirandosi alla teoria del noto pediatra Richard Ferber, nel suo testo riporta un metodo per insegnare ai genitori a far dormire un bambino nella propria stanza per tutta la notte (11-12 ore filate). Secondo Estivill il 98% dei bambini si sveglia per cattive abitudini, il 2% per problemi psicologici e il 35% dei bambini soffre di insonnia.
In cosa consiste il metodo Estivill o “metodo dell’estinzione graduale del pianto”?
Il metodo consiste nell’insegnare al bambino ad addormentarsi e riaddormentarsi da solo, nel proprio letto e nella sua stanza stabilendo “tempi controllati” per il pianto che aumentano di volta in volta. Ecco i passi previsti da Estivill.
- Primo passo. Il medico indica ai genitori di introdurre un rituale serale identico ogni giorno, da ripetersi prima dell’addormentamento. Estivill suggerisce di: assicurarsi che il bambino abbia mangiato a sufficienza, fare un bagnetto caldo, mettere il pigiama e leggere una storia prima di mettere a letto il bambino. Se il piccolo dorme con il ciuccio incoraggia il genitore a comprarne più di uno e ad inserirli nel letto del bambino in modo che possa trovarli da solo durante i risvegli notturni.
- Secondo passo. Estivill consiglia di mettere il bambino nel proprio lettino, rigorosamente nella sua stanza, quando è ancora sveglio, dandogli un saluto affettuoso, di giorno con la luce, di notte al buio completo e sempre alla stessa ora.
- Terzo passo. Qualora il bambino iniziasse a piangere, il genitore dovrà lasciare trascorrere periodi di tempo sempre più lunghi prima di rientrare nella stanza del piccolo. Si parla di “tempo controllato” o “pianto controllato”. All’inizio, per esempio, lo si lascia piangere per 3 minuti, poi per 5 minuti, poi per 10 minuti fino ad arrivare a 20 minuti.
- Quarto passo. Passati i minuti di “pianto controllato”, Estivill suggerisce di entrare nella stanza e di confortare il bambino senza prenderlo in braccio, ma pronunciando frasi tranquillizzanti. L’autore si raccomanda di non cedere “alle astuzie e ai trucchi” del bambino tra cui lanci di oggetti, vomito, cacca e pipì. In questi casi lo si cambia in silenzio e si ricomincia senza lasciarsi commuovere.
Secondo Estivill seguendo questo metodo il bambino presto imparerà ad addormentarsi da solo, spesso nel giro di pochi giorni. Basta essere determinati!
Ebbene, ora veniamo alle osservazioni!!!
- Prima osservazione. All’interno del libro i numeri e le percentuali non sono sostenuti da alcun dato scientifico, tanto che, se ci volessimo prendere la briga di trovare riscontro a ciò che dice, in rete troveremmo facilmente sintesi di indagini scientifiche che riportano numeri differenti, supportati da spiegazioni ben più articolate rispetto a quelle sostenute da Estivill. Inoltre l’autore non fa minimamente riferimento a problematiche relative, per esempio, alla dentizione o alle coliche che, come ben sappiano, possono interferire con la quantità e la qualità del sonno dei bambini.
- Seconda osservazione. Un dubbio, rispetto alla sua proposta di inserire vari ciucci letto del piccolo, riguarda la capacità del bambino, specie se ha meno di 12 mesi, di recuperare autonomamente, nella completa oscurità, i suoi succhiotti.
- Terza osservazione. Estivill suggerisce di adottare un rituale prima dell’addormentamento e nello specifico dà chiare indicazioni rispetto alle attività da compiere, tra cui consiglia di fare un bagnetto caldo. A riguardo, credo che ad ogni bambino spetti il suo rituale! Qualche tempo fa ho pubblicato un post, all’interno della mia pagina facebook Mio Figlio Dorme, dedicato ai rituali serali, ispirata da alcune richieste del tipo “quali rituali serali consiglia di adottare con i bambini”? La mia risposta è stata ed è in genere questa: “non tutte le attività, spesso suggerite, per favorire uno stato di calma al momento della messa a letto sortiscono su tutti i bambini lo stesso effetto. Un bagnetto prima di andare a letto potrebbe essere rilassante per alcuni e molto eccitante per altri, così come un carillon o giochi musicali appesi al lettino. (Se vuoi approfondire l’argomento scarica la risorsa “10 pillole d’oro per favorire il sonno del tuo bambino“).
- Quarta osservazione. Veniamo alla questione maggiormente discussa riguardo a questo metodo, ossia il pianto protratto. L’Australian Association for Infant Mental Health (AAIHM, Associazione australiana per la salute mentale del bambino) si è espressa in merito sostenendo che nonostante non esistano ricerche specifiche sulle conseguenze del “pianto controllato” sul bambino, il pianto è sicuramente un segnale di malessere e di disagio ed i bambini che non ricevo conforto possono imparare a non aspettarsi consolazione e aiuto. Molti pediatri e molte associazioni hanno avanzato osservazioni e critiche riguardo al metodo di Estivill sostenendo che un bambino che si addormenta dopo aver pianto disperatamente è un bambino che crolla, che si arrende sconfitto. Da ciò sorge spontanea la riflessione secondo cui, quanto più i genitori rispondono prontamente al pianto dei bambini tanto più questi impareranno a fidarsi della loro capacità di essere ascoltati e perciò incrementeranno una buona fiducia in se stessi, diventando più sicuri e sviluppando un sano attaccamento.
- Quinta osservazione. La mia ultima riflessione riguarda il vissuto dei genitori. Immagino, da madre, cosa si può provare a sentire piangere il proprio bambino disperatamente senza far nulla per consolarlo! Non è forse contro natura inibire la propria volontà di intervenire quando un cucciolo manifesta una richiesta di aiuto? Credo, pertanto, che vadano prese in considerazione anche le conseguenze emotive per i genitori, come l’eventuale senso di colpa e di impotenza, che disturbano sentimenti di efficacia genitoriale.
Qual è il tuo parere a riguardo? Lascia un commento!
Cara Adriana, nella mia breve esperienza di mamma, ho capito che (per lo meno con i miei bimbi) l’importanza e la necessità dei rituali nelle varie circostanze deve essere contemperata con le esigenze che i bambini manifestano al momento.
Mi spiego.
Con il più grande (che oggi compie esattamente 2 anni e 7 mesi), per lungo tempo abbiamo fatto in modo che associasse il momento della nanna al bagnetto dopo cena e al seguente biberon di latte. Questo è durato, ripeto, per molto tempo, fintanto che la sera portarlo a fare il bagnetto (complice probabilmente il fatto che lui avesse capito l’associazione) era diventato per lui una fonte di stress e nervosismo perché aveva imparato che il bagnetto significava interrompere le attività cui lui si stava dedicando (tv e/o gioco) per poi andare a dormire (e lui col sonno ci ha sempre fatto un po’ a botte).
Il risultato è che abbiamo dovuto “rinegoziare” il momento della nanna, introducendo nuove abitudini che pian piano lui ha acquisito (per ora). Nonostante già dall’età di circa 12 mesi io e mio marito avessimo tentato di abituarlo al suo lettino, che è ancora in camera nostra, solo di recente, grazie all’inizio della verbalizzazione, lui ha imparato a riconoscere quello come “suo lettino” e a dirci chiaramente che vuole addormentarsi lì.
Tra l’altro, a breve, dovrà affrontare un nuovo cambiamento e cioè il passaggio, non solo, ad un nuovo letto più grande (il suo verrà preso dalla sorellina più piccola che non può più stare nella culletta) ma anche nella nuova camera (in cui andrà con la piccola).
Dovremo quindi a breve ricontrattare una nuova modalità di addormentamento e nuove abitudini in questo senso.
Sia io che mio marito siamo abbastanza “spaventati” da questo ma sono fiduciosa che con un po’ di pazienza, forse tanta, e col tempo, riusciremo a trovare una nuova soluzione e nuove abitudini.
Questo pensiero per dire che io sono piuttosto scettica sui “metodi” calati dall’alto, perché credo che ogni bambino sia diverso e che meriti attenzioni diverse in base alle proprie esigenze. Da mamma, non potrei mai lasciar piangere mio figlio per 20 minuti perché non vorrei mai si addormentasse singhiozzando, sfinito dal pianto. Peraltro, so che da lì a poco si risveglierebbe “male”.
L’istinto di protezione nei confronti dei nostri cuccioli ci viene dal mondo animale e penso che nessun animale lascerebbe i propri piccoli piangere tanto tempo.
Dunque, faccio miei alcuni passaggi ma aspetto i tuoi prossimi articoli per trovare spunti che sicuramente saranno più adeguati al mio caso.
Grazie.
Cara Chiara, ti ringrazio per questo ricco commento. Condivido pienamente il tuo punto di vista. Credo anche io nell’importanza dei rituali, ma sono altrettanto convinta che questi debbano essere calibrati in base all’età, alle preferenze e al temperamento del piccolo e alle abitudini della famiglia. Il vostro modo di procedere mi sembra perfettamente in sintonia con le conquiste evolutive del vostro bambino. Vi auguro un buon proseguimento. A presto!
Articolo molto interessante. La mia piccola ha 5 mesi e fortunatamente ha dormito da subito quasi tutta la notte (eccetto per uno due biberon) da subito … queste ultime settimane abbiamo un ulteriore risveglio perché perde il ciuccio ..,, purtroppo lo sa solo togliere ma non rimettere, per cui credo che riempire la culla di ciucci sarebbe inutile. Deve imparare a gestire i microrisvegli senza ciucci ….mi piacerebbe sapere cosa suggerisce il metodo a riguardo.
Riguardo al metodo forse in piccola parte e inconsapevolmente abbiamo applicato una parte del metodo … l’abbiamo abituata da subito ad addormentarsi nel lettino…la consolavamo nel lettino senza toglierla..
,credo che dormire sia fondamentale per un buon equilibrio della famiglia e per poter dedicare energie positive al bebe …non sono una psicologa ma non credo che tre minuti di pianto possano creare chissà quale danno … penso capiti a tutti di far piangere il piccolo prima di riuscire ad avere il biberon pronto o in macchina …
Cara Silvia, grazie per il commento. Credo anche io che il pianto per qualche minuto non nuocia e sono la prima ad incoraggiare i genitori a distinguere l’aiutare i propri piccoli a calmarsi dal lasciarli, invece, piangere da soli. Molti genitori hanno applicato questo metodo e si sono trovati bene, mentre per altri è stata un’esperienza decisamente negativa. Sono d’accordo con te circa la possibilità di guidare la piccola verso una gestione autonoma dei propri risvegli, ma credo possa essere fatto “dolcemente”, senza lacrime e senza traumi. A presto!