SONNO E ALLATTAMENTO: 4 SUGGERIMENTI PER GESTIRLI

sonno e allattamento

Il dottor James McKenna, professore di antropologia e direttore del laboratorio di ricerca sul sonno materno-infantile dell’Università di Notre Dame, a conclusione di uno studio che ha coinvolto coppie di madri e bambini, ha rilevato che i bambini che dormono nel letto con la madre risultano rivolti verso di lei per la maggior parte del tempo, che sia le madri che i piccoli sono molto reattivi ai movimenti reciproci, si svegliano più frequentemente e trascorrono più tempo nella fase di sonno leggero, rispetto a quelli che dormono separati. Lo studio sostiene inoltre che i piccoli che dormono insieme alla madre chiedono di nutrirsi circa il doppio delle volte e ogni poppata dura circa tre volte di più rispetto a chi dorme da solo.

Generalmente i bambini che dormono con le madri si attaccano automaticamente al seno senza bisogno di emettere forti segnali di richiamo.

Ebbene, al di là della discussione che potrebbe sorgere tra dormire insieme oppure no, propongo di considerare l’aspetto legato all’associazione che un bimbo compie facilmente tra sonno e allattamento.

I neonati, almeno fino al quarto mese, manifestano tre bisogni fondamentali: il bisogno di contatto, il bisogno di essere alimentati e il bisogno di dormire. Rispondere prontamente alle richieste dell’uno o dell’altro è fondamentale per il benessere e la salute del piccolo. Questi tre bisogni nel primo periodo di vita si fondono; spesso i bambini si addormentano mentre vengono allattati, cosicchè la fine del pasto e l’addormentamento possono essere quasi una stessa esperienza. Se questa “fusione” continua nel tempo il bambino presto imparerà ad addormentarsi solo succhiando ed esigerà di essere allattato ad ogni risveglio per potersi riaddormentare. Anche con l’alimentazione attraverso la formula è facile riscontrare la stessa situazione.

All’età di quattro mesi il bambino compie importanti progressi nella sua crescita. Il suo sistema nervoso è sufficientemente maturo da consentirgli di dormire più ore consecutive rispetto ai primi tempi, i suoi sensi sono più sviluppati e perciò è in grado di acquisire sempre più informazioni sul mondo che lo circonda. Questa attenzione del tutto nuova verso l’ambiente circostante e quindi verso qualcosa di diverso rispetto alle proprie figure di riferimento, getta le prime basi dell’esperienza d’indipendenza del piccolo, della sua capacità di “fare da solo” e perciò anche di autoconsolarsi.

È proprio in questo momento che si può iniziare ad offrire al bambino spunti e stimoli diversi, si può per esempio pensare di trovare modi alternativi alla poppata per permettergli di consolarsi, rilassarsi e anche addormentarsi.

Tutto questo non significa “smettere di allattare”, “smettere di allattare prima della nanna” e/o “smettere di allattare di notte”.

E allora come si può conciliare sonno e allattamento qualora si desiderasse allungare i tempi tra una poppata e l’altra, favorendo in questo modo un numero maggiore di ore di sonno consecutive? Come si può evitare che l’allattamento diventi l’unico modo che il piccolo ha a disposizione per rilassarsi ed addormentarsi?  

Primo suggerimento

Un’indicazione, a riguardo, può essere quella di consentire al piccolo di succhiare fino a quando sta per addormentarsi, ma non lo è ancora del tutto. Si può per esempio sostituire la poppata con una carezza, una ninna nanna, una frase dolce pronunciata a bassa voce. Questa modalità di “rimozione dolce” suggerita da Elisabeth Pantley può essere utilizzata sia in fase di addormentamento che durante i risvegli notturni una volta terminata la poppata.

Secondo suggerimento

Un altro aspetto da tenere presente riguarda il fatto che un bambino durante la notte può emettere dei “rumori nel sonno” che non necessariamente manifestano il bisogno di essere allattato. Perciò è importante imparare a distinguere i rumori del sonno da quelli della fame. I neonati posso emettere moltissimi rumori mentre dormono, tanto da sembrare svegli o da far pensare che stiano per piangere. È importante ascoltare con attenzione i suoni che il bambino produce per comprendere se necessita del nostro immediato intervento oppure se può tranquillamente continuare a dormire senza essere preso, svegliato o allattato.

Terzo suggerimento

Un altro accorgimento può essere quello di accertarsi che il bambino abbia veramente fame o sete prima di proporgli il seno. Si può per esempio provare a farlo riaddormentare con una coccola o una carezza dopo aver appurato che non stia richiamando l’attenzione del genitore perché è sporco e ha bisogno di essere cambiato o perché si sente infastidito da qualcosa (un prurito, un rumore fuori o all’interno della stanza, la temperatura della casa, ecc.).

Quarto suggerimento

Infine mi sento di suggerire di non lasciar piangere disperato un bambino nella speranza che si riaddormenti da solo. Se si desidera modificare un’abitudine è preferibile farlo dolcemente ma soprattutto gradualmente. Il pianto è sempre un segnale di malessere e di disagio a cui va prontamente data una risposta rassicurativa!

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Hai già provato a mettere in atto una di queste strategie? Oppure ne hai una da suggerire?